Monsignor Ovidio Lari: un uomo di Dio, con la statura del Padre e il cuore del Figlio
La storia di Ovidio Lari inizia a Cedri il 14 gennaio 1919, nel podere La Veduta. La zona di Fabbrica di Peccioli, come molta parte della Toscana, è a regime prevalentemente agricolo e qui Ovidio trascorre l’infanzia respirando la fede come un elemento naturale dell’ambiente che lo circonda. Per un bambino di quel tempo, la vita solitamente si divide tra il nucleo familiare, ricco di valori spirituali e la frequentazione della parrocchia. La famiglia è costituita dai genitori, poveri braccianti agricoli e tre figli, di cui Ovidio è il maggiore (un altro è don Maris Lari). Accanto ad essa è presente don Enrico Zito, ancora oggi ricordato con devozione nel paese, che a sei anni lo accoglie in canonica durante la giornata, anche per alleggerire ai genitori il peso di una famiglia numerosa.
Il dotto parroco, che era stato insegnante al Liceo di Volterra e alla cui opera probabilmente dobbiamo il forte radicamento della fede cristiana nel paese di Fabbrica (per questo motivo chiamata la “Fabbrica dei preti”) riceve Ovidio allo studio del latino già all’età di sei anni. Forse il parroco ha intravisto per Ovidio la possibilità della strada del Sacerdozio.
Monsignor Lari ricordava che un giorno, mentre si trovavano in campagna per le benedizioni delle famiglie, Il Parroco don Enrico, che parlava con un altro bambino della vocazione al Sacerdozio, disse che “fare il prete non è un quieto vivere, ma spendere tutta la vita per gli altri”. L’enunciazione di queste parole, anche se non direttamente rivolte a Ovidio, fu per sua stessa ammissione, una pietra miliare, il preciso momento nel quale nacque in lui il desiderio di farsi prete. Ecco perché il Monsignore, viste le sue origini contadine, pur trovandosi a suo agio nello studio e nella speculazione, è sempre rimasto un uomo pratico e concreto, attento alla vita reale delle persone.
Ovidio entra in seminario all’età di 11 anni, nel 1930 e ne esce Vescovo! Il Seminario di Volterra, dove Ovidio studia il latino tra le materie preferite, contribuisce a plasmare oltre che lo studioso, anche l’uomo di preghiera e meditazione.
Il 10 agosto 1941 Ovidio riceve l’ordinazione sacerdotale dal Vescovo Dante Maria Munerati che farà la sua ultima ordinazione sacerdotale dopo venti anni passati a Volterra.
Il primo incarico per il novello prete è quello di aiutare in Cattedrale e di andare occasionalmente in alcune parrocchie, raggiungendole sempre a piedi, con un percorso anche di quaranta chilometri giornalieri.
Il nuovo Vescovo, Monsignor Antonio Bagnoli, arrivato a Volterra quando don Ovidio ha appena due anni di Sacerdozio, decide di trattenere con sé il giovane prete, nel periodo durissimo della guerra e del passaggio del fronte, negli anni ‘43/’44. Don Ovidio, nel luglio 1944, quando la battaglia aerea infuria su Volterra, è tra quelli che restano vicini alla popolazione, per portare alle persone che non possono muoversi medicinali e generi alimentari. Durante la guerra don Ovidio visita i rifugi come membro del dispensario della Croce Rossa, insieme a don Italo Volpi.
Dopo la guerra il ruolo di don Ovidio si afferma sempre più in Diocesi, come figura che caratterizza il clero volterrano, nel ruolo di Delegato Vescovile per l’Azione Cattolica, animatore della vita pastorale della Diocesi, insegnante di religione nel liceo di Volterra. Diviene anche Direttore per quindici anni del settimanale diocesano l’Araldo (dal 1952 a 1968), che è uno spazio di dibattito pubblico sulle questioni importanti. Si ricordano ancora i botta e risposta che si scambiano sulle colonne del giornale il Direttore don Ovidio Lari e lo scrittore Carlo Cassola, laicista, anticlericale e reduce dalla resistenza, il quale in quegli anni si trattiene spesso a Volterra. Dopo la discussione a suon di articoli sul giornale, avviene un confronto verbale sulla piazza dei Priori, un vero dibattito che fa molto scalpore dato il coinvolgimento di un importante letterato italiano. I due discutono di fede, religione, laicità dello Stato, delle responsabilità della Chiesa durante il Fascismo.
Don Ovidio è scelto dal Vescovo Marino Bergonzini, successore del Vescovo Bagnoli, come accompagnatore ufficiale al “Concilio Vaticano II” ed il ministero sacerdotale di don Ovidio (1948-1968) è segnato da esso. Essendo teologo del Vescovo, don Ovidio non ha accesso all’aula conciliare, ma, per non sprecare il tempo dello studio, passa i suoi giorni alla Biblioteca Vaticana. Finalmente, viene inserito come esperto nella “Commissione Teologica” del Concilio ed inizia a partecipare direttamente alle sedute giornaliere nella Basilica. Questa partecipazione in prima persona al Concilio Vaticano II certamente incide sulla profondità del Sacerdote Ovidio Lari. Si nota in lui quella genuina ricezione del Concilio all’interno della sua struttura mentale e teologica. Presupponendo che sia la mano di Dio a guidare la Storia del suo Popolo in cammino, Ovidio Lari scrive nel 1984: “Lo Spirito Santo ha guidato anche il secondo Concilio Vaticano, sospettare del Concilio è sospettare dello Spirito Santo”.
Monsignor Lari, laureato in teologia all’Angelicum è un teologo a tutto tondo. In lui si armonizzano la solida formazione classica con una visione positiva del futuro. Più e più volte Monsignor Lari ritorna sui documenti del Concilio evidenziando l’importanza della famiglia nella società, del ruolo degli sposi, dell’educazione dei figli. “Il Concilio, dicono, è stata una disgrazia; le innovazioni liturgiche, proposte e rese obbliganti dalla Sede Apostolica sono sovvertimenti… Costoro hanno dimenticato che la chiesa è un seme in crescita, e proprio per il fatto di essere in crescita mette insieme l’ieri con l’oggi, la stabilità con il progresso”. Come avviene di solito a chi è veramente grande nel sapere, la sua solidità culturale, con una profonda conoscenza dei Padri e dei Dottori della Chiesa, si coniuga con una naturale umiltà ed Ovidio rimane sempre un maestro piuttosto che un professore.
Monsignor Lari è preconizzato Vescovo di Aosta il 18 agosto 1968 e viene nominato da Paolo VI il 15 ottobre dello stesso anno. La Sua ordinazione Episcopale viene celebrata nella Cattedrale di Volterra il 30 novembre 1968, alla presenza di una nutrita rappresentanza di sacerdoti e di fedeli della diocesi di Aosta, nella quale il Monsignore Lari fa il suo ingresso l’8 dicembre 1968. Monsignor Lari, durante i lunghi anni del suo Episcopato visita cinque volte tutte le Parrocchie della Diocesi, ordina trentuno sacerdoti e dodici diaconi permanenti, scrive ventisei lettere pastorali, indirizzate alla Diocesi.
Più volte, durante il soggiorno di Papa Giovanni Paolo II nella Diocesi di Aosta, avvengono incontri di Papa Giovanni Paolo II con Monsignor Ovidio Lari, resta infatti famosa la passeggiata dei due ecclesiastici sul Monte Rosa fino al rifugio più alto d’Europa.
Monsignor Lari si dimette per limiti di età nel 1994, lasciando la Diocesi d’Aosta nel febbraio 1995, dopo aver preparato l’ingresso del Suo successore, Monsignor Giuseppe Anfossi, con una memorabile omelia di saluto per i fedeli valdostani. Si ritira presso il fratello Sacerdote, don Maris Laris, dapprima a Castelfiorentino, poi negli ultimi anni, a Fabbrica di Peccioli.
Viene sepolto ad Aosta, nel 2007, dove il nuovo Vescovo, nell’omelia all’interno della Cattedrale della Diocesi lo ricorda come pastore zelante, sacerdote ricco di fede fornito di lucidità intellettuale, conoscenza e capacità oratorie.
“A noi rimane la memoria viva di un fratello che seppe avere statura di padre e grandezza di apostolo, mentre custodiva l’animo del discepolo, il cuore del figlio”[1].
Bibliografia:
Massimo Guidi, La “Fabbrica” dei preti, in Quaderni pecciolesi, 2003
Monsignor Marco Fabbri, Ritratto spirituale del Vescovo Ovidio Lari, Aosta 9 dicembre 2018
Intervista a Don Maris Lari in data 10 febbraio 2014
[1] Mansueto Bianchi alle esequie del Vescovo Ovidio Lari nella Cattedrale di Volterra.