La Madonna delle Serre: storia di un dipinto e di una festa
E ’arrivata la prima domenica del mese di maggio! Si tratta del fondamentale appuntamento della vita contadina con la Festa sule Serre, che si è svolta e si svolge ancora oggi in questa ricorrenza. Per lungo tempo era prevista una seconda data, quella del 5 agosto, corrispondente alla miracolosa nevicata sul colle ad opera della Madonna della Neve. La tradizione vuole che il culto della Madonna della Neve. Il sogno ebbe luogo la notte del 4 agosto del 358 ed il miracolo si verificò il 5. La chiesa sarebbe stata quella di Santa Maria Maggiore, dove ogni anno viene ricordato questo avvenimento. Il culto della Madonna della Neve è largamente diffuso in Italia e la leggenda si è adattata di volta in volta ai luoghi in cui il culto si è radicato. Anche per la chiesetta delle serre si parla di una nevicata fuori stagione, avvenuta all’inizio di agosto.
Quella della Madonna della Neve è una tela raffigurante la Madonna con il Bambino attorniata dai santi: San Martino che offre metà del suo mantello a un povero, Santa Caterina d’Alessandria, Sant’Antonio Abate e San Giuseppe. Viene da ipotizzare che la commissione della tela con la Madonna della Neve, ancor oggi conservata, rientri in un tentativo di riqualificazione della chiesa stessa, che come sappiamo era “diruta”. In una cronaca relativa all’anno 1618, l’oratorio viene chiamato San Michele alle Formiche. La tela a quest’epoca viene già data per esistente. Si parla di una “Vergine” dipinta e poi di un miracolo: il figlio di Domenico Malerba, un agricoltore di Lajatico, avrebbe ricevuto dalla Vergine raffigurata nel dipinto pane per un mese attraverso le fenditure della porta dell’oratorio.
Sulla tela si osserva, nella parte centrale, in posizione centrale, lo stemma della famiglia Almeni (doppio trinciato abbassato, tre artigli sopra, tre artigli sotto una rosa in capo), corrispondente a quello in pietra posto accanto all’ingresso del Palazzo di Via Carraia. Lo stemma è arricchito nella parte superiore da una croce rossa su fondo bianco, in sviluppo orizzontale, emblema dell’Ordine di Santo Stefano. Molti erano i membri della famiglia Alme3ni che avevano fatto parte di quest’ordine: lo stesso forza Almeno e forse anche Francesco, che come Rettore dell’oratorio sulle serre, diventerebbe in questo caso anche il committente della tela. Il paesaggio dipinto in basso resta di difficile identificazione, potrebbe trattarsi di Firenze, ma non emergono punti di riferimento precisi. La presenza di paesaggi come sfondo è una peculiarità della pittura cinquecentesca, ciò che permetterebbe di retrodatare la tela a cavallo tra XVI e XVII secolo. La tela della Madonna presenta evidenti tracce di ridipintura risalenti a un restauro del 1668 eseguito da un non meglio identificato “L.G.”, come risulta di iscrizione sul retro. La parte più conforme alla pittura originaria è, con ogni probabilità, quella di sinistra, ovvero la raffigurazione di San Martino che da’ metà del suo mantello a un povero. Indagini diagnostiche mirate potrebbero permettere il rilevamento di quanto è rimasto della pittura originaria anche nelle parti coperte da ridipintura. La sua collocazione all’interno della chiesa, o forse meglio ancora l’istituzione di una festa per la Madonna raffigurata, ha gradualmente determinato il cambiamento della dedicazione della chiesa stessa alla Madonna delle Serre: l’edificio infatti viene comunemente indicato anche come Chiesa delle Serre.
Dopo il 1775, in occasione del passaggio della Fattoria di Peccioli e, quindi anche della chiesa stessa, ai nuovi proprietari, i Berte di Livorno, venne probabilmente sottoposta a un’opera di grande restauro (un restauro precedente, come si evince da una lapide apposta, è del 1740), conclusasi con l’aggiunta del grande stemma marmoreo di famiglia. In occasione della visita pastorale del Monsignor Ranieri Alliata, Vescovo di Volterra, effettuata il 16 maggio 1796, la chiesa veniva così descritta: “Visitò l’oratorio sotto l’invocazione della Madonna della Neve detto della Serra, nel circondario della chiesa prepositura di Peccioli, di proprietà del Signor Marchese Bert di Livorno. Il corpo del detto Oratorio è in stato decente, il presbiterio è in volta e il restante è a tetto. La mensa dell’altare è di stucco ed i gradini sono di legno. Il quadro rappresenta Maria Santissima, Sant’Antonio e atri Santi. Non vi è alcun obbligo e la fabbrica e gli arredi sacri si mantengono da detto signor Bert. Tutti i giorni festivi vi si celebra la Santa Messa a spesa del detto Signor Marchese per sola devozione”. La Chiesa aveva pertanto funzione di cappella privata della famiglia proprietaria dell’intera tenuta, tant’è che al suo interno, in epoca recente, sono stati ritrovati i corpi sepolti della famiglia Dufour Berte e di una loro domestica. Questo evento ha lasciato un ricordo indelebile e tuttora vivo nella memoria dei serraioli. Infatti, ancor oggi si narra del momento delle traslazione dei corpi dall’interno della chiesetta al cimitero, avvenuta nel 1938. I tre feretri vennero portati via separatamente e a un certo punto il cavallo, che avrebbe dovuto trasportarne uno per volta, si rifiutò di proseguire finche le bare non furono trasportate contemporaneamente, nonostante la loro pesantezza. I “fubberti” o “fulberti”, come venivano comunemente chiamati i Dufour Berte, e la loro governante, dopo una vita passata insieme, sembravano volessero restare uniti anche nella morte.
Interessanti sono le “Norme e notizie relative alle SS: Funzioni che si celebrano i questa chiesa, agli usi nei prischi e moderni tempi introdotti nel 1895”. Leggiamo infatti che “nella domenica 10 ottobre 1897 ebbe luogo un pio e devoto pellegrinaggio alla chiesa della Madonna delle Serre perché il popolo concorso potesse assistere al S. Sacrificio della Messa, fu eretto un altare in mezzo al loggiato esterno, dove il proposto celebrò la Santa Messa dirigendo poi agli interessati parole per rianimare in essi la fede e la devozione verso la Santissima Vergine.”
“12 maggio 1901. Pellegrinaggio alla Madonna delle Serre nonostante la cattiva stagione, la processione non poteva… nei primi momenti. Giunti colà il Proposto Marmugi disse poche parole di circostanza, ma infiammate dall’amore di Maria. Per farmi capire accennai all’origine del culto della Vergine, toccava la religione dei primi fedeli e ricordava che i pellegrinaggi ai santuari di Maria nacquero con il cristianesimo, perché appena morta con placida forma la Vergine, la sua tomba divenne un vero e proprio santuario. Finì esortando a mantenersi devoti che il devoto di Maria è certo di… Ritornati in chiesa, sebbene a ora tarda, il proposto ringraziò il popolo di aver nobilmente assistito al suo appello, li rallegrò vedere il suo proposto tanta pietà e devozione a Maria. Disse: il vostro sacrificio fatto per amore di Maria tornerà giovamento e in vista, sul punto di morte, e … in eternità. Proposto Marmugi”.
Dalle memorie parrocchiali leggiamo “4 maggio 1947 la Cappella dell’oratorio delle Serre fu messa a nuovo per interessamento del direttore Santini. Nel pomeriggio alle 20, cosa eccezionale, fu portata la Madonna della Neve, che è venerata in quell’oratorio, al paese. La processione passò tra gli archi floreali, tessuti da coloni della fattoria. Per la campagna fu un’accensione vivace di fuochi. Le case coloniche erano tutte illuminate. Il paese era un mare di luce e la folla indescrivibile. La processione, seguita dal corpo filarmonico, proveniente dalle Serre, fu meravigliosa. La Madonna fu salutata in chiesa da vibranti applausi. Il parroco prese occasione di rivolgere alle anime adunate la sua parola per incitare tutti all’amore operoso verso Maria Santissima, all’amore del suo figlio, all’obbedienza integra alla chiesa opera di Cristo. Invocò la benedizione su tutte le case, sui bimbi, malati e campagne. Giuseppe Merlini.” Il racconto prosegue descrivendo l’”11 maggio 1947. Nel pomeriggio alle ore 18.30 viene fatta la processione per condurre la Vergine della Neve all’oratorio delle Serre. Si rinnovò lo spettacolo del 4. Il paese è abbellito da archi di verde, per i muri ci sono striscione inneggianti alla Vergine. La Filarmonica accompagna fino alla fine del paese. Nonostante il lungo viaggio che divide Peccioli ‘ delle Serre la processione è lunghissima, durante il percorso palesato da archi trionfali. Si accendono i fuochi. All’arrivo della Madonna si accendono i razzi luminosi. La Vergine posta sotto il loggiato della Chiesa, rimessa a nuovo, e il parroco parla alla folla. Finisce la Festa con acclamazioni entusiastiche”.
Il quadro raffigurante la Madonna della Neve è oggi tornato a quella che è stata la sua collocazione per secoli all’interno della chiesa delle Serre, dopo essere stato conservato dal 2005, anno del restauro, al 2011, presso il Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi”, attuale Museo di Palazzo Pretorio. Durante questo lasso di tempo il dipinto tornava sulle Serre solo per un giorno in occasione della Festa e portato in processione il sabato sera. Oggi l’opera si trova sull’altare, circondato da un tendaggio azzurro, che fino agli anni ’80 lo teneva coperto; oppure veniva conservato all’interno della fattoria nell’abitazione del fattore per alcuni periodi dell’anno.
La Festa delle Serre era, ed è ricordata ancora oggi un giorno felice per tutti gli abitanti delle Serre e di Peccioli. Scandiva l’arrivo della primavera ed era l’occasione in cui ai bambini veniva permesso di togliere la maglia di lana e mettere quella a maniche corte.
Il sabato venivano pulite le fosse, si “sterpava” e la fattoria mandava gli operai a fare i parchi. La festa era annunciata la sera prima dall’accensione dei fuochi, in cui venivano bruciati gli “olivastri”, cioè le potature degli olivi. Ogni podere accendeva il suo, si accendevano fuochi lungo i due lati del viale che portava alla Chiesa e anche a Peccioli, lungo il versante che guarda le Serre e alle Palangole. Uno spettacolo magico e incantevole. Alcuni “giovanottacci” si divertivano a saltarli, anche a rischio di qualche piccola bruciatura.
La Domenica alle 9 veniva celebrata la prima Messa, un’altra alle 11.30 e un’altra ancora alle 16; addirittura ne potevano essere celebrate fino a quattro. Dopo l’ultima Messa usciva dalla Chiesa la processione che arrivava fino “alla catena” per poi tornare indietro. La “precissione” iniziava con le bambine nate nelle serre, ogni anno a turno una di oro si vestiva da comunione e reggeva lo stendardo, due più piccole reggevano le nappe. Il corteo era seguito dalla Filarmonica che per l’occasione veniva trasportata sul colle con un camion. Un fiume di gente arrivava sulle Serre e intorno alla Chiesa c’era una vera e propria fiera, con i banchi di dolci e delle ciliegie, era questo infatti il periodo delle acquaiole, dei giochi come le palline di cencio piene di segatura, legate a un elastico e le trottole…. Da Peccioli arrivava anche il gelataio Nino Fiorentini con il suo carretto, per la felicità di tutti i bambini. I bambini e gli adulti potevano giocare ai “pallai”, che costituivano un importante momento di svago per i contadini anche durante il resto dell’anno: due erano costruiti dietro la Chiesa e utilizzati in estate poiché all’ombra, due, di cui uno appositamente realizzato per i bambini, vicini al Podere Gelso e utilizzati durante tutto l’inverno perché “solativi”. Ma l’attrattiva più importante era la gara: un gruppo di donne, con in testa la brocca dell’acqua, correva alla sommità della Chiesa fino all’aia del Gelso; vinceva che arrivava prima senza farla cadere. Vivo è inoltre rimasto il ricordo del palio: i ragazzi in sacchi di juta iniziavano la corsa dalla Chiesetta; chi aveva la fortuna di prendere la fossa che costeggia il viale di accesso arrivava più velocemente allo “stollo” che era stato piantato nell’aia del Gelso e legato da sei funi. Vinceva chi per primo riusciva a raggiungere la cima del palo. Sfortunatamente un ragazzo durante una corsa si fece male e il palio cessò di essere organizzato. Chi Ha vissuto sulle Serre mantiene ancora vivo il ricordo anche dell’altra festa organizzata il 5 di agosto, che si svolgeva però in maniera diversa. Non venivano accesi i fuochi la sera prima, non veniva organizzata la processione, ma tornavano i banchi di giochi e dolciumi e viene ricordata con gran gioia l’organizzazione delle cocomerate. Quest’ultima ricorrenza sarà abbandonata definitivamente nel 1965. Per chi non abitava sulle Serre, la Festa era l’occasione per fare la scampagnata, andare a trovare i parenti che vivevano nei poderi e gustare i pranzi offerti. Al Gelso veniva offerto il pranzo organizzato il pranzo per le autorità che comprendevano tra gli altri, il medico, il maresciallo, il daziatore, per un totale di circa venti persone; la tavola veniva preparata durante la Messa delle 11.30 e il cibo veniva cucinato in un primo momento dalle donne della famiglia Fatticcioni, poi, quando l’età non permetteva più loro un impegno così gravoso, da Amneris.
Oggi la festa si svolge in maniera diversa rispetto a quella di cinquanta anni fa. Il sabato sera alle 21 viene celebrata la Messa in san Verano e da qui parte una processione con fiaccolata, sicuramente una reminiscenza di quando si accendevano i fuochi verso le Serre. La domenica viene celebrata la funzione alla Chiesa delle Serre alle 8.30, alle 11.30 e alle 16 viene recitato il Rosario. E’ presente qualche banco di giochi e dolciumi e il pranzo viene organizzato all’interno della struttura Trasparenze, prospicente l’aia del Podere Gelso.