La più antica campana della Valdera: quella di Gherardo Pisano
Tra gli oggetti d’arte appartenenti alla Chiesa di San Verano spiccano per antichità le campane, poste sulla torre del Bellincioni. Tra queste ce n’è una datata all’anno 1266, che è quindi una delle più antiche della provincia di Pisa e sicuramente la più vetusta, tra quelle conosciute, in Valdera (la campana della torre civica di Lajatico, collocata ancora oggi nella sua posizione originaria, è del 1279). La campana è di dimensioni ragguardevoli: è alta 100 cm e larga 90 nella parte inferiore (labbro). La parte superiore è dotata di maniglione (corona) a sei anse, il peso, calcolato in base alle dimensioni, dovrebbe aggirarsi intorno alla tonnellata. Questa antica campana si presenta nella sua forma più allungata, rispetto a quelle moderne, caratteristica dei sacri bronzi fusi prima del XV secolo.
La
decorazione esterna è costituita da alcune rigature in rilievo che la attraversano
nella sua circonferenza, due appena sopra il labbro, quattro nella parte
superiore, le quali racchiudono un’iscrizione latina su due righe a caratteri
misti in scrittura capitale e onciale, preceduta ognuna da una croce bizantina.
Nella prima riga (in alto) si legge:
+GERARDUS-ME-FECIT-TPR-PPOSITI-VENTRILII-A-D-M-CC-LXVI, nella seconda riga in
caratteri simili, ma più piccoli: +MENTE-SCAM-SPOTANEAM-AD-ONOREM-DEI-PATRIS-LIBATOE.
ll primo rigo può essere così trascritto: “Gerardus me fecit tempore prepositi
Ventrilii anno Domini MCCLXVI”, e ci fornisce indicazioni rispettivamente sul
nome del fonditore, il nome del committente, e l’anno della fusione. Il secondo
rigo, nella sua forma abbraviata, può essere così sciolto: “mentem sanctam
spontaneam ad onorem Dei et patrie liberationem” il quale non è altro che
l’epitaffio di S. Agata e non ci fornisce indicazioni particolari, dato che si
tratta di una formula ripetitiva scritta su molte altre campane.
Il
fonditore è indicato chiaramente nell’epigrafe: Gerardus, il quale risulta
essere un rappresentante di una delle numerose botteghe di mastri “campanari”
presenti a Pisa nel Medioevo. Infatti, all’inizio
del XIV secolo troviamo Andrea di Guidotto residente in Chinzica
ed annoverato tra i Sapienti come magister Andreas campanarius che come
tale, nel 1333, fuse la campana di San Martino in Pisa assieme
al maestro Gherardo.
La fonditura di Gherardo è ben conosciuta tramite le fonti
documentarie e le firme sulle campane, soprattutto per quanto riguarda
l’operato dei suoi due figli Bencivenni e Nanni. Come vedremo fu
molto attiva in area lucchese (numerose commesse comprese nell’arco
temporale 1313-1383 sono citate nella documentazione lucchese), ma
ebbe un fortissimo legame con Pisa e con S. Andrea in Chinzica. La sua bottega è
documentata in fonti di archivio e dal 1252 ha prodotto campane firmate dallo
stesso Gherardo e dai suoi figli, Giovanni e Bencivenni di Gherardo che hanno
continuato la produzione separatamente.
Una campana attribuibile a Gerardo è posta nel campanile di Santa Maria
dei Galletti a Pisa, ed è datata 1314, un’altra del 1333 è nel campanile di San
Martino, fusa da Andreas et Gherardus. Andreas faceva parte di un’altra famosa
bottega pisana, quella di Guidotto suo padre e di Bartolomeo suo nonno. Sempre
a Gherardo è attribuita una campana posta nel campanile di San Martino a Scarlino
in provincia di Grosseto. L’iscrizione “Gerardus Pisano me fecit”, non darebbe
spazio a dubbi sull’artefice, ma la data, (1340) crea il problema che non si
tratti dello stesso Gerardus, fonditore della campana pecciolese. A nutrire
ancor più questa incertezza vi è la campana con la medesima firma conservata
nel museo diocesano di Volterra e datata 1349.
Di
certo la nostra campana è una delle più antiche in cui sia riportato il nome di
questo fonditore, tradizione, peraltro comune, di dare ai figli i nomi dei
padri e dei nonni, è quindi possibile che il “Gerardus Pisano” fonditore della
campana di Volterra altro non sia che un figlio di Bencivenni o di Giovanni di
Gherardo. È piuttosto improbabile invece che il problema sia dovuto al fatto
che la famiglia di fonditori abbia mantenuto per tre generazioni il nome
originario della bottega.
La
campana “vecchia” è attualmente posizionata sul primo ordine del campanile
nella cella rivolta verso sud, non è provvista di mozzo, dato che non può
suonare a causa di una lesione lunga circa 20 cm proprio dove il bronzo è
consumato dal battaglio, ed è appesa ad una grappa in ferro murata direttamente
sull’architrave della cella.
Originariamente
la nostra campana era collocata sul precedente campanile romanico, e come
possiamo leggere in una memoria del 1895, scritta dall’allora proposto Manetti,
essa indicava con il suo suono il mezzodì; quando le altre vecchie campane
furono fuse per adattarle al nuovo campanile, quella fu lasciata come memoria
storica, essendo stata fusa molti secoli prima.
Di seguito
un estratto della cronaca, inedita, del giorno in cui le nuove campane furono benedette:
“Nella mattina del sabato 26 ottobre 1895, sotto il loggiato della chiesa della
Madonna del Fosso, fu solennemente eseguita la benedizione delle quattro nuove
campane da sua Eccellenza Monsignor Alessandro Sanminiatelli, Arcivescovo,
previa delegazione di Monsignor Vescovo di Volterra Giuseppe Galli. (…)
Terminata la benedizione furono trasportate le campane nella piazza, ed ivi,
alla presenza di popolo innumerevole e festante, furono collocate nei
finestrozzi, senza che niente di sinistro avvenisse, e di ciò siano rese grazie
al Signore. Stante il tempo piovoso la collocazione delle campane fu eseguita
il dì successivo alla domenica 27 ottobre in cui si celebrava il patrono San
Verano. Non si può descrivere la gioia onde fu inondato il cuore di tutti,
quando per la prima volta si udì il suono giulivo di queste campane, da tanti
anni e con tanti voti sospirate.
La prima campana fu benedetta in onore del Santissimo Crocifisso, la seconda a
Maria Santissima Assunta in Cielo, la terza al patrono nostro San Verano, la
quarta (piccola) al Patriarca San Giuseppe. La vecchia campana, con la quale
previa indicavasi il mezzodì, fu ragionevolmente lasciata come ricordo storico,
essendo stata fusa nel 1380, come rilevassi da una iscrizione incisa in detta
campana. Le altre tre vecchie campane, di suono poco armonioso e discorde,
furono fuse, previo consenso del Regio Ispettorato dei monumenti antichi. La
più antica di esse datava dal 1607, le altre due nel secolo posteriore a questo
(…)”.
L’anno
1380 è con molta probabilità errato e la memoria fa riferimento sicuramente
alla campana in oggetto, datata 1266. Altrimenti dovremmo pensare all’esistenza
di un’altra campana antica di cui si sono perse le tracce.
Bibliografia G.Lera, M. Lera “Sulle vie del primo giubileo”, Arti grafiche Amilcare Pizzi s.p.a. Cinisello Balsamo, Milano 1998, Cassa di risparmio di Lucca spa. Ampio censimento delle campane antiche nella provincia di Pisa, eseguito da Guglielmo e Marcello Lera.