Peccioli e 60 Anni di Coppa Sabatini
Nel 2012 Peccioli ha festeggiato i 60 anni della Coppa Sabatini.
Il Museo di Palazzo Pretorio ha ospitato una mostra dal titolo Tra due ali di folla. 60 anni di Coppa Sabatini
Quello che riportiamo qui è l’intervento di Fabrizio Franceschini pubblicato nel catalogo della mostra.
Peccioli e 60 Anni di Coppa Sabatini di Fabrizio Franceschini
PASSA LE CORSE… E PARTE LA COPPA SABATINI
Passa le corse… da noi, per antonomasia, sono le corse in bicicletta, e le
corse passano, come una processione sotto casa o le cèe a Bocca d’Arno Nelle
feste patronali e nelle fiere di paese prima c’erano altre gare, pali di
cavalli, corse delle botti. Col Novecento arrivano le corse in bicicletta. A
Peccioli cominciano attorno al 1910, per le fiere di ottobre o di maggio. Prima
gare di amici; poi, negli anni Venti e Trenta, competizioni di dilettanti o
allievi (la Corsa del Fierino). In quegli anni il comune di Peccioli supera i
6000 abitanti (6619 nel 1931), gran parte della gente lavora nei campi e oltre
un terzo della popolazione attiva è costituita da mezzadri. La terra e il
podere ti legano ma… arriva Sabatini e sulle ali di Libertario il nome di
Peccioli e il cuore dei pecciolesi corrono sempre più alto e più lontano. Passa
le corse e passano le vite. Nel 1951 Sabatini muore a soli 36 anni. Chi prima
della guerra aveva fatto sognare Peccioli e ancora regalava momenti di
entusiasmo non c’è più. Il paese ora è più grande, il comune nel ’51 conta 8357
abitanti e ad agricoltura e commercio si aggiungono l’artigianato e il lavoro
alla Piaggio. Come altre zone mezzadrili del pisano, Peccioli è un comune
“bianco”: nel 1946 le prime elezioni amministrative del dopoguerra erano state
vinte dalla sinistra col “piaggista” comunista Luigi Bulleri, ma appunto nel
’51 il Comune passa alla Democrazia Cristiana, dominatrice della scena politica
nazionale dopo la rottura tra le grandi forze antifasciste. A Peccioli però
resta ancora un po’ dello spirito della ricostruzione. Sulle ali dell’emozione
per la morte di Libertario Sabatini, nel ’52 l’immagine del paese si
ricostruisce e si proietta verso l’esterno con la coppa a lui dedicata,
patrocinata dall’Unione Ciclistica Pecciolese. Non è una gara di
professionisti, ma la Coppa è subito un appuntamento importante, con un
tracciato ben disegnato che favorisce importanti soluzioni individuali o lo
sprint imperioso sullo strappo finale. È un percorso per corridori di razza, e
infatti tra i primi vincitori figurano nomi illustri come Primo Volpi e Rino
Benedetti. Per la buona riuscita della corsa conta, oltre all’impegno degli
organizzatori, il sostegno di tutto Peccioli. Come si erano fatte collette per
Libertario, ora le famiglie, in base alle disponibilità, sovvenzionano la
Coppa. I discreti premi in denaro e il buon livello organizzativo favoriscono
la partecipazione di atleti qualificati. I corridori sono ospitati dalle
famiglie, dormono nelle case dei pecciolesi e la corsa ci guadagna in calore e
in immagine. I rapporti di simpatia e di amicizia sono evidenti nelle festose
scene della punzonatura e della partenza.
PASSA LE CORSE… E LA COPPA PASSA AL PROFESSIONISMO
Nel 1960 la Coppa Sabatini viene inserita nel calendario delle corse per
professionisti di seconda serie e nell’anno seguente c’è il definitivo salto nella
massima serie del ciclismo nazionale. La corsa è più grande e il paese più
ricco. La flessione degli addetti all’agricoltura (da 3103 nel 1951 a 1877 nel
1961) innesca un declino demografico che riporterà il comune verso i 6.000
abitanti, ma il lavoro in fabbrica e specie alla Piaggio, l’artigianato e il
commercio favoriscono migliori forme di vita. In questo nuovo quadro la
partecipazione comunitaria rimane un aspetto caratteristico della competizione
ciclistica. Come nel decennio precedente, i pecciolesi offrono da mangiare e
aprono le loro case a nomi sempre più importanti del ciclismo, creando un
particolare legame tra grandi campioni e gente comune. Certo è anche una bella
occasione per mettersi in mostra: le ragazze vestono i succinti panni della
miss e politici e personaggi locali rafforzano la loro immagine nelle
premiazioni, sui giornali e, quando capita, in televisione… but that’s the
racing world, baby! La gara prende sempre il via dalla piazza principale del
paese, ma l’arrivo può cambiare. Il cambiamento maggiore è proprio lo
spostamento del traguardo in Viale Mazzini, che concede alla gara il fascino
della volata in salita.
PASSA LE CORSE… MOSER PASSA SARONNI E SARONNI PASSA MOSER
I tempi cambiano e cambiano i regolamenti di gara: il contatto diretto tra
tifosi e ciclisti è più difficile, non
si può più ospitare i corridori a casa… ma le passioni restano, la
passione dell’Unione Ciclistica Pecciolese
e l’entusiasmo di un intero paese. Ora la gara può contare non solo sui migliori
ciclisti italiani, ma anche su una buona partecipazione internazionale, e la
Coppa Sabatini fa concorrenza, nello stesso periodo della stagione ciclistica,
alla ParigiTours. Sul territorio la diminuzione degli addetti all’agricoltura è
riequilibrata da artigianato, commercio, lavoro in fabbrica e, crescentemente,
pubblica amministrazione. La forza attrattiva di Pontedera e della bassa
Valdera favorisce però un calo demografico (nel 1981 il comune scende a 5337
abitanti) e, per la stessa dinamica, nel territorio pecciolese si abbandonano
le frazioni e cresce il peso del capoluogo. Nel 1977 la Coppa Sabatini non si
corre, ma è una crisi di crescita. L’anno dopo si partirà in anticipo, il 4
marzo. Il parterre degli iscritti è al massimo livello e l’impegno è quello
delle grandi classiche. Francesco Moser, che veste la maglia iridata
conquistata a San Cristobal (Venezuela), ha un degno avversario nel
giovanissimo Beppe Saronni, che pochi mesi dopo vincerà il giro: si prefigura
una nuova rivalità storica che rinverdirà gli ardori e i contrasti legati a
Coppi e Bartali. L’asfalto di Peccioli è uno dei pochi che vede il campione
trentino battere Saronni in volata, e l’attimo è fermato da uno straordinario fotofinis,
come detta una didascalia dell’epoca. Dopo l’altra sfida pecciolese del 1980,
finita però con i due secondo e terzo dietro un grande Baronchelli, Saronni si
prende la rivincita nel 1982, trentennale della coppa: sullo strappo finale
regola Moser e lo stesso Baronchelli, anticipando qui quello scatto fulminante
che di lì a poco gli varrà il mondiale di Goodwood (GB). Nella sfida tra il
ruvido trentino di Palù di Giovo e il ragazzo di Parabiago, nell’hinterland
milanese, si rispecchia il confronto tra una vecchia, solida e dura Italia e un
paese più moderno, beneducato e calcolatore. Come ha scritto Luigi Gianoli nel
1984, «il Saronni giovane giovane, dall’aria schiva, modesta, affascinava,
conquistava le impiegate, le maestrine, i ragazzi per bene e anche i manovali»;
invece Moser era «l’attaccabrighe, il montanaro rozzo che […] reagiva con male
parole», ma anche il «giovanotto ardente sceso dalle sue montagne con […]
dietro i suoi miti, la sua famiglia, il sapore dei boschi, la durezza del
lavoro, la fiducia del paese», insomma un mànfano come Libertario Sabatini.
PASSA LE CORSE… E LA COPPA PASSA SOTTO LA TOUR PENCHÉE DE
PISE
L’anno 1986 è importante per la storia politica e amministrativa di Peccioli, a
lungo comune “bianco” in una provincia “rossa”. La Democrazia Cristiana locale
si allea col Partito Comunista e nasce una giunta unitaria (poi disconosciuta
nel 1990 dagli organismi provinciali della DC, ma riconfermata nelle elezioni).
Proprio nel 1986 la Coppa Sabatini rientra nel calendario autunnale delle
grandi corse e saluta come vincitore il francese Jean François Bernard; lo
seguono al secondo posto Janus Kuum, l’èstone di Tallin appena scappato
dall’URSS in Norvegia, e gli svedesi Brykt e Christiansson, quarto e quinto, a
riprova della caratura internazionale della gara. Quest’esito cosmopolitico
della Coppa Sabatini ben si accompagna all’inedito percorso di quell’anno, con
arrivo a Pisa in Piazza dei Miracoli. L’esperienza pisana però si chiuderà
subito e la Coppa, con tutto il rispetto per la Torre Pendente, tornerà a
concludersi sotto il bizzarro campanile che domina la Valdera.
PASSA LE CORSE… E ALFREDO MARTINI DIVENTA PECCIOLESE
Lo sviluppo della Coppa Sabatini come gara premondiale valida per formare la
nostra selezione alla prova iridata molto devono al commissario tecnico della
nazionale Alfredo Martini, legato da forti vincoli di memoria con Libertario.
Nel 1991, sulle ali della vittoria mondiale di Gianni Bugno (già vincitore della
Sabatini nell’87), il Consiglio Comunale di Peccioli, «con sincero sentimento
di riconoscenza e con l’onore di rappresentare tutta la stima, l’ammirazione e
la benevolenza della popolazione», conferisce la cittadinanza onoraria a
Martini, onorato a sua volta di passare «dalla vetta del campionato del mondo
di questo bellissimo anno al colle della Coppa Sabatini di Peccioli».
PASSA LE CORSE… LA COPPA E PECCIOLI CORRONO VERSO IL
DUEMILA E OLTRE
L’attenzione di personaggi come il grande tecnico Martini o il grande cronista
Adriano De Zan portano fortuna alla coppa Sabatini, che a suo modo rende il
favore: Davide Cassani, vincitore nel 1995, diverrà a sua volta un cronista
televisivo e il livornese Bettini, vincitore nel 2002, commissario tecnico
della Nazionale. Questa corsa per aspiranti campioni del mondo e grandi gregari
è dunque di buon auspicio per molte carriere (e chi sa se una vittoria
pecciolese, da lui mai conseguita, avrebbe portato più fortuna anche a Marco
Pantani!). La crescita continua della gara è sottolineata dal concorso di forti
atleti stranieri; nel 2004 trionfa Ulrich, raramente vincitore di gare
giornaliere ma esaltato da un percorso duro come quello pecciolese. A
coronamento di questa crescita arriva, nel 2005, l’inclusione della Coppa
Sabatini nel calendario dell’Unione Ciclistica Internazionale come gara di
categoria 1.1. A cavallo dei due secoli il mondo del ciclismo conosce molti
cambiamenti, belli e brutti: crescono la professionalizzazione e la
tecnicizzazione, ma anche l’uso di sempre più efficaci ed antisportive sostanze
dopanti, rispetto alle quali proprio nella gara di Peccioli si mettono a punto
alcuni dei primi seri controlli in Italia. Cambia nel frattempo il quadro
socioeconomico del territorio che ospita la Coppa. Il nome di Peccioli diventa
famoso anche per la scelta di ospitare impianti di smaltimento dei rifiuti
urbani capaci di fronteggiare, nel quadro della programmazione regionale, le
emergenze di città come Firenze e Lucca. La vecchia discarica di Legoli è
risanata e sviluppata in termini ecocompatibili e con produzione energetica; a
questo si aggiunge, dopo la costituzione della Belvedere S.p.A. per la gestione
degli impianti (1997), la produzione di energia solare, eolica e da biomasse.
Gli impianti di trattamento dei rifiuti, se ben gestiti, possono anche ospitare
eventi: l’edizione 2011 della Coppa Sabatini partirà proprio dall’impianto di
Legoli. Dalla fine degli anni ’90 Peccioli promuove, attraverso un’impegnativa
linea di investimenti e un nuovo piano urbanistico, l’aumento dell’offerta
culturale per cittadini ed ospiti, la valorizzazione del patrimonio artistico
del territorio e la creazione di nuove strutture espositive, teatrali,
scientifiche e culturali. I nuovi circuiti nazionali, europei e globali delle
vacanze e le forme di turismo culturalmente più consapevoli ed esigenti trovano
risposte adeguate, anche in termini di una ricettività rispettosa del
paesaggio, in questo territorio antico e moderno. Ma l’arte di intrecciare
l’antico e il moderno, il locale e il globale, l’efficienza organizzativa e il
calore umano non l’ha insegnata anche, in sessant’anni di storia, la Coppa
Sabatini?