La Sagra dell’Olio Novo di Ghizzano e le sue cuoche veterane
La Sagra dell’Olio Novo di Ghizzano è la più
antica sagra del comune di Peccioli, e nel 2024 compirà ben 47 anni! Una
tradizione che è nata grazie alla passione e all’intraprendenza di alcuni
abitanti del paese, tra cui Gino Lisi, Alfio Romiti (il primo a credere
fermamente nell’idea), Benito Bottai, Dino Bimbi e Francesca Campinoti. Insieme
a Francesca, si sono poi unite Lida, Patrizia e Ivana, che già dai primi anni
hanno preso in mano i fornelli, e ancora oggi sono loro a guidare la cucina.
Quattro cuoche storiche che hanno visto nascere e crescere la sagra fino a
diventare un evento che serve circa 2.500 piatti tra sabato e domenica (pranzo
e cena).
La sagra è ufficialmente iniziata nel 1976, quando si è finalmente strutturata
come una vera e propria festa con cucina, tavoli e piatti da servire sul posto.
Prima, era solo un banchetto improvvisato, con qualche salsiccia e bruschetta
cotta su una griglia.
Francesca Campinoti è nata il 21 giugno 1941 a
Ghizzano, Lida Menciassi il 26 ottobre 1944 (anche lei di Ghizzano) e Patrizia
Sardelli, originaria di Forcoli, si è trasferita a Ghizzano nel 1975 dopo
essersi sposata con un ghizzanese. Queste tre, insieme a Ivana, sono diventate
le “donne della sagra”, le cuoche che fin dall’inizio hanno preparato,
cucinato, servito e pulito, e ancora oggi sono loro a farlo con lo stesso
spirito di quando erano giovani.
La sagra è nata grazie a un’idea di Alfio Romiti,
che nel 1965 propose: “Facciamo assaggiare l’olio novo”. Gli esperimenti
iniziali erano davvero semplici: salsicce e bruschette cotte su una griglia,
con l’olio nuovo spalmato sopra. La scritta “SAGRA DELL’OLIO NOVO” è ancora lì,
su quel fondo, a ricordare l’inizio di una tradizione che è diventata ormai
simbolo di Ghizzano.
Nel 1975, i soci fondatori decisero di fare un
passo in avanti, portando la sagra a un livello superiore. Fu proprio Francesca
a proporre di ampliare l’offerta, aggiungendo piatti caldi da servire sul
posto, e coinvolgendo alcune donne del paese per cucinare, così da farle
partecipare attivamente. L’idea piacque molto, e da lì la sagra cambiò davvero.
Così, fin dall’inizio, le cuoche veterane erano affiancate dalle loro madri e
sorelle maggiori, imparando presto a gestire la cucina.
I primi locali erano all’interno della fattoria,
dove si cucinava su una cucina economica, con due stufe a legna che normalmente
servivano per il processo di conservazione delle olive. I tavoli per far sedere
la gente venivano messi nelle stanze dove si riponevano le olive prima che venissero
frante. L’olio servito era davvero “a km 0”, venendo franto direttamente sotto
la cucina. La sagra si teneva a febbraio, subito dopo la raccolta e la
frangitura, quando l’olio era freschissimo.
Nel 1980, però, la cucina economica non
rispettava più le normative sanitarie e la sagra si trovò senza un posto dove
cucinare. A quel punto, il comune offrì loro una cucina mobile e allestì dei
tendoni per ospitare l’evento. Così, per i successivi 30 anni, la sagra si
svolse sotto i tendoni, nel parcheggio sotto i “giochini”, fino al 2010, quando
il comune di Peccioli costruì il Polivalente, che ancora oggi ospita la sagra.
Con il tempo, anche il menù si è evoluto. Se
inizialmente c’erano solo carne alla griglia (rosticciana, bistecche e
salsicce) e due tipi di primo piatto (zuppa di cavolo e penne al ragù), oggi il
menù è decisamente più ricco e vario. Si possono trovare penne al pomodoro,
penne al ragù, penne all’arrabbiata, zuppa di cavolo, galletto, cinghiale,
salsiccia, polenta fritta (che un tempo veniva preparata solo a febbraio) e
tanti contorni come rape, fagioli e patate fritte. Non può mai mancare la
bruschetta, sia con che senza aglio.
Anche l’organizzazione ha visto grandi
cambiamenti. Le cuoche iniziano a preparare tutto già dal mercoledì prima della
sagra, e i volontari si occupano di allestire i tavoli, servire in sala e
cucinare. Oggi, la partecipazione è davvero di tutta la comunità, con i giovani
che si occupano del bar, dei piatti e di altre mansioni in cucina, mentre gli
uomini si occupano della carne alla griglia e di altri lavori logistici. Ogni edizione
l’affluenza cresce e, dal 2021, sono stati aggiunti due tendoni all’esterno del
Polivalente per accogliere ancora più gente. Questo è anche l’anno di un altro
cambiamento: la sagra, che tradizionalmente si teneva a febbraio (dal momento che
la frangitura delle olive terminava tra gennaio e l’inizio di febbraio), viene
spostata al mese di maggio, a causa delle restrizioni dovute al Covid 19 e al
clima più temperato.
La sagra, insomma, è molto più di un semplice
evento gastronomico. È un momento di aggregazione, di festa e di unione per il
paese, che coinvolge tutte le generazioni. I più piccoli sono entusiasti di
aiutare, mentre gli adulti si occupano di cucinare, servire e gestire
l’organizzazione. Non esistono stipendi per chi lavora, tutto viene fatto per
amore del proprio paese e della sua tradizione.
Le settimane della sagra sono piene di movimento,
di preparativi, di risate e di tanta voglia di partecipare. In particolare, la
domenica a pranzo i turni sono molto affollati, con oltre 300 persone a volta,
e a volte si fa anche più di un turno per ogni tavolo. Il sabato sera è
soprattutto il momento dei giovani, mentre la domenica sera è più tranquilla,
con molti abitanti del paese a partecipare.
Ogni anno, la sagra continua ad essere
un’opportunità per socializzare e stare insieme, con eventi e spettacoli che si
svolgono in tutto il paese. Non solo il cibo, ma anche l’atmosfera rende la
festa unica e accogliente, attirando tanti visitatori.
Un altro cambiamento recente è l’introduzione, dal
2022, di bancarelle nella “Via Verde”, che vendono artigianato locale, come
gioielli, prodotti di cucito, miele, tartufi e formaggi. Questo ha aggiunto
ancora più vivacità all’evento, portando ancora più gente a partecipare.
Oggi, le cuoche storiche della sagra, Francesca,
Lida, Patrizia e Ivana, sono considerate delle vere e proprie leggende. Sono
loro che, fin dall’inizio, hanno cucinato, scelto i piatti, e visto crescere la
sagra. E, finché la forza glielo permetterà, continueranno a farlo. Quando
Francesca non potrà più preparare il suo famoso ragù, molti dicono che non ci
sarà più nessuno capace di fare una salsa così buona. Francesca è la “regina
del ragù” e senza di lei la sagra non sarebbe la stessa.
La Sagra dell’Olio Novo ha visto cambiamenti di luogo, di organizzazione e di volti, ma una cosa è rimasta sempre uguale: il desiderio di coinvolgere tutti. È una tradizione che è partita con una griglia in mezzo al paese e che, 50 anni dopo, è diventata un appuntamento irrinunciabile per Ghizzano, un momento di festa che continua a unire generazioni.