I Cinemini delle frazioni
Sulla scia del successo ricevuto con l’apertura del cinema-teatro Passerotti nel centro di Peccioli, Lido, successore del padre Dino, nel dopoguerra, decise per qualche tempo di andare a proiettare i “suoi” film, spinto anche dalla sua grande passione per il cinema, nelle piazze delle frazioni di Peccioli. Si spostava di paese in paese con un piccolo proiettore portatile e un altoparlante rivestito in velluto. Da grande imprenditore quale era decise di far arrivare il cinema anche alle famiglie che non avevano possibilità di spostarsi per raggiungere Peccioli, e di conseguenza, si perdevano le proiezioni all’interno del cinema.
I Cinemini delle frazioni. Fabbrica e il Guidana
È nei primi anni ‘50 che a Fabbrica, un piccolo ometto, Guido Ribechini, conosciuto come il “Guidana”, diviene proiezionista sull’esempio del lavoro di Lido Passerotti. Sulla piazza che ospita il monumento ai caduti, ovvero la statua del soldato “Saulle”, si affacciava la sala del teatro parrocchiale: è qui che il Guidana, aiutato dalla moglie e dal giovane Emidio Bassi, il sabato e la domenica proiettava le pellicole al prezzo di 50 lire a persona con il suo proiettore a passo ridotto.
Un proiettore che venne definito così in quanto utilizzava la pellicola da 16mm anziché quella da 35mm del cinema “vero”: le immagini erano di minor qualità e le proiezioni risultavano un po’ tremolanti, ma per ingombro e costi era di sicuro più vantaggioso.
Luigi Salvadori ricorda, all’epoca bambino, che gli abitanti sapevano comunque apprezzare queste pellicole, anche se non di prima proiezione. Il pubblico era composto sia dai fabbrichesi molto giovani che da quelli anziani, ma c’era una netta divisione di preferenze. I più anziani, su tutto, apprezzavano maggiormente la “Settimana INCOM”, ovvero il cinegiornale di 10 minuti che veniva proiettato prima del film. La fascia dei ragazzi un po’ più grandi, ormai non più bambini, invece, preferivano arrivare direttamente nel “capoluogo” ma non tanto per godersi i film seduti in teatro, quanto per incontrare le ragazze al Cinema Passerotti.
Il Guidana spesso riusciva a proiettare lo stesso film nella stessa sera sia a Fabbrica che a Villamagna, il paese di origine della moglie. L’orario di inizio dei due spettacoli veniva differenziato di quel tanto che bastava al giovane Bassi per partire di corsa a bordo della sua vecchia Fiat Balilla, all’inizio dell’intervallo nel primo paese, per portare la “pizza” del primo tempo da un luogo all’altro e montarla sul secondo proiettore, tornando poi indietro a prelevare la seconda parte del film con una nuova corsa in macchina per ripetete lo stesso meccanismo.
Durante le belle stagioni il Guidana spostava le proiezioni all’aperto, nel giardino della villa nobiliare del Conte del paese; una gioia per i ragazzi che, finalmente, potevano godersi lo spettacolo anche senza biglietto: gli era sufficiente un po’ di agilità per scavalcare la recinzione del retro del parco e unirsi al pubblico pagante. Un pubblico, che si portava le sedie da casa per una maggiore comodità.
I Cinemini delle frazioni. Le vite del cinema di Montecchio
Il Guidana durante l’estate, una volta a settimana, si recava a Montecchio nel piazzale o nel borghetto e con il suo 16mm proiettava i film su un lenzuolo bianco al costo di 50 lire a ingresso. I Montecchiesi apprezzavano così tanto questa forma di intrattenimento, tanto che nel 1952, Don Lino Bichisecchi coinvolse tutti i paesani per allestire una piccola sala parrocchiale da 100 posti all’interno della quale il Guidana poteva continuare la sua attività di proiezionista anche nelle stagioni più fredde e piovose a beneficio di un piccolo, ma molto appassionato, gruppo di spettatori in gran parte giovani e giovanissimi. Coloro che mentre si godevano i film, mangiavano le “seme” (così chiamati i semi di zucca), sognavano e si emozionavano.
Le pellicole, di seconda o addirittura terza visione, erano quelle del catalogo della San Paolo Film, selezionate personalmente e con molta attenzione, soprattutto per gli ideali trasmessi, dallo stesso Don Lino, il quale si preoccupava del benessere morale dei suoi giovani spettatori: in paese ancora oggi c’è chi ride ricordando di averlo visto precipitarsi trafelato in sala, a metà proiezione, per censurare la visione di uno scatenato ballo di can-can chiudendo frettolosamente a mano il sipario, anche se poi le ballerine continuarono ad essere visibili dalla tenda di broccato rosso.
Fra i titoli più graditi, oltre a Charlot e Stanlio e Olio, emersero “I figli di nessuno”, Tormento” e “Catene”; quest’ultimo fu un grande successo degli anni 50, tra i primi film che aprirono il decennio, se non il primo, un melodramma, sorprendentemente a lieto fine, con il divo Amedeo Nazzari; colui che divenne icona simbolo di quegli anni e che fece “innamorare” milioni di donne. Tra gli altri, c’erano poi i film con i mostri che mettevano a dura prova il coraggio dei più piccoli.
La sala parrocchiale di Montecchio non entrò mai in competizione con il Cinema di Peccioli: le proiezioni venivano trasmesse solo nei giorni di martedì e sabato, mentre per i ragazzi della piccola frazione, come per quelli di Fabbrica, la domenica rimaneva una ghiotta occasione per recarsi direttamente al Cinema-teatro Passerotti.
Nei primi anni ’60 l’attività della sala parrocchiale finì perché, con l’aumento del benessere socio-economico, o meglio detto il periodo del “boom economico”, qualcuno tra i ragazzi più grandi riuscì a comprarsi la macchina e a gravitare verso centri più grandi e popolosi, come Pontedera; oggi diremmo che si recarono dove c’era più “movida” giovanile.
Di Montecchio ricordiamo anche un altro personaggio importante e molto particolare, l’elettricista Renato Bagagli. Nato nel 1918 dimostrò di avere un ingegno, un’operosità e una curiosità al di sopra della media: imparò a suonare il violino e il pianoforte, si dilettava di letteratura e si interessò di elettrotecnica, la quale divenne la sua grande passione. Si divertiva a creare in casa diversi esperimenti tanto che decise di fare di una passione, un lavoro e si iscrisse alla scuola per corrispondenza Radio Elettra. Divenne un punto di riferimento fondamentale per tutti gli abitanti di Montecchio: era lui che interveniva per riparare i guasti ed era lui che installò le prime televisioni. Lo possiamo definire come uno sperimentatore instancabile, costruì una radio a galena e anche un proiettore ed era l’anima di una piccola compagnia amatoriale, che lui stesso organizzò e diresse, per la quale realizzava tutti gli attrezzi di scena e gli effetti speciali.
A seguito della conoscenza con Lido Passerotti nacque, inevitabilmente, una lunga collaborazione che vide l’elettricista di Montecchio sempre a disposizione per occuparsi degli impianti del cinema-teatro pecciolese; riparava tutti i possibili guasti e inserì un dispositivo audio in un proiettore che ne era ancora sprovvisto. Ed ancora grazie al suo aiuto, nel dopoguerra, venne allestita l’arena estiva del cinema Passerotti. Era provvista di palchetti in legno e qualche poltroncina pieghevole, entrambi frutto del lascito del passaggio degli alleati americani; il proiettore venne disposto all’interno dell’edificio e le proiezioni passavano da due bocchette ricavate nel muro.
A causa dell’austerity del 1973-1974 anche il cinema di Montecchio ebbe una seconda breve vita perché i giovani, bloccati in paese, dovevano darsi da fare per crearsi da soli il proprio svago: dapprima Lorenzo Petrini ottenne in prestito un proiettore da uno zio sacerdote residente in provincia di Siena, ma presto la macchina cominciò a fare i capricci e allora, anche per liberarsi dalle interferenze del prelato nella scelta delle pellicole, trenta persone si tassarono per comprare un proiettore usato dalla San Paolo di Livorno e ogni famiglia di Montecchio accettò di pagare tremila lire al mese per coprire i costi della programmazione e per rimborsare l’investimento iniziale. Con il passare del tempo e il cambiamento dei gusti ci si rivolse alla ditta di noleggio offerto dalla Sigra Film di Firenze, facendo arrivare le pellicole con la corriera della Lazzi e riconsegnandole il lunedì con lo stesso mezzo.
I Cinemini delle frazioni. Legoli e i suoi fautori
A Legoli tra il 1952 e il 1965 Don Ninci e poi Don Cecchini misero a disposizione la sala parrocchiale per le proiezioni in 16 mm, effettuate tutti i fine settimana da Walter Trovatelli e Pietro Donati: la sala era allestita con un alto gabbiotto che sosteneva il proiettore al di sopra delle teste del pubblico e con un telo bianco sulla parete opposta. Poco alla volta il piccolo cinema venne allestito anche nei locali adiacenti alla chiesa alta, quella dei Santi Bartolomeo e Giusto che domina il paese e tutta l’area circonstante. Qualche volta la proiezione era dedicata ai ragazzi della scuola.
Nel 1970 Aleardo Baragatti, con sette amici, acquistarono un nuovo proiettore in 16mm e iniziarono le proiezioni nei locali del posto telefonico pubblico, in una sala di circa dodici metri per quattro, appoggiando il proiettore su un tavolo e appendendo un telo bianco alla parete: l’attività continuò fino al 1979. Sceglievano le pellicole dal catalogo della San Paolo, che il venerdì sera arrivavano con la corriera della Lazzi dal Livorno fino a Pontedera: qui venivano poi prelevate da qualcuno dei paesani per essere portate a Legoli, ma spesso è Renzo Rossi, fattorino della Sita, che le portava in paese con il mezzo sul quale prestava servizio. Poi, il lunedì mattina, le pellicole seguivano il percorso inverso per ritornare a Livorno. Il sabato, nella piccola sala, si facevano due proiezioni differenti: una proiezione pomeridiana per i ragazzi più giovani ed una serale per tutti gli altri, l’ingresso era a offerta, chiesto giusto per coprire le spese, e il pubblico era composto in media da una ventina di persone.
I Cinemini delle frazioni. Ghizzano
A Ghizzano il cinema arrivò grazie al Guidana, che nei primi anni ’60 si presentava il sabato sera con la sua attrezzatura per fare le proiezioni nel “fondo” del circolo del paese: era uno stanzone spoglio dove ciascuno doveva portarsi la propria sedia per non guardare il film restando in piedi. E, quasi di consueto, l’ultima parte del film non poteva mai essere proiettata a causa di qualche problema tecnico; il Guidana sopperì a questo inconveniente iniziando a narrare egli stesso il finale al suo pubblico. Alla fine del decennio, il Guidana non si recò più a Ghizzano, e così, per coprire questa mancanza, Alfio Romiti, Eligio Campani, Wilma Pulidori, Anna Consoloni e Rosanna Dainelli presero in mano la situazione: con l’aiuto del padre di Wilma, muratore, adattarono la sede della DC e ne ricavarono una vera e propria cabina di proiezione al servizio della sala principale, che venne fornita di panche per garantire i posti a sedere. A Firenze venne noleggiato un proiettore da pagare a rate con gli introiti delle proiezioni e le pellicole arrivavano il sabato sera con la Lazzi.
D’estate, le proiezioni si facevano nel giardino della sede, il quale venne allestito con le file di poltroncine in legno recuperate dalla vicina Montefoscoli. L’iniziativa riscosse un buon successo, ma dopo pochi anni i giovani organizzatori cominciarono a prendere ciascuno la propria strada e il gruppo si sciolse: a metà degli anni ’70 il proiettore venne restituito e chi voleva continuare a godersi i film al cinema dovette scegliere fra la sala di Peccioli o quelle della più lontana Pontedera.
I “cinemini” di queste frazioni restarono comunque dei fenomeni strettamente locali, anche perché la forza della dotazione tecnologica del cinema Passerotti era di un altro livello grazie, sia a Lido, che al Bagagli sopra citato.
Bibliografia
Il Cinematografo a Peccioli. Emozioni e passioni attorno al Cinema Passerotti, edito da Belvedere spa, 2017