Il ricordo di Piero Cilotti: un medico appassionato di caccia e natura
Montecchio di Peccioli piange la scomparsa di Piero Cilotti, poliedrica figura di medico oculista appassionato di caccia e natura. Discendente da un’antica famiglia di proprietari terrieri che ha dato tre Sindaci al Comune di Peccioli e alcuni Magistrati al Governo Granducale, Piero Cilotti nasce il 19 ottobre 1936. Nel 1940, agli inizi della guerra, la famiglia si trasferisce a Montecchio presso il nonno avvocato, fino alla fine delle ostilità. Fin da allora, il giovane Piero viene iniziato dal padre e dal nonno alla nobile Arte della caccia, come la definisce lui stesso. Rientrato a Pisa cinque anni dopo, frequenta il liceo Classico e si laurea in Medicina con lode. Si specializza in Clinica oculistica col prof. Focosi, all’Università di Firenze. In quegli anni pubblica alcuni lavori scientifici e, nel 1962, vince una borsa di studio per il miglior lavoro scientifico pubblicato in quell’anno a Medicina. Nel 1977 però lascia la carriera universitaria e si dedica alla professione presso la Casa di Cura delle Suore dell’Addolorata di Pisa.
Da quel momento decide di dedicare due giorni alla settimana alla professione medica e i restanti cinque all’amata caccia. Dal 1998 si trasferisce definitivamente a Montecchio e, a seguito dell’ottenimento della pensione, nel 2006, riordina i suoi ricordi di caccia che vengono pubblicati in due volumi dalla Sarnus editore di Firenze: “Dalle starne ai cinghiali” e “Cinghiali e cinghialai di Toscana”. Una pubblicazione breve, frutto della selezione di alcuni stralci dei diari scritti da Piero Cilotti è un “Un grande bene Comune. Le terre di Peccioli nei racconti di caccia di Piero Cilotti.”, a cura di A. Merlini e S. Scotti, contenente le riproduzioni degli acquerelli di C. Monti. I racconti si dipanano, in forma diaristica e autobiografica, fra momenti di caccia e di vita dell’autore, conducendo il lettore in luoghi dall’alto valore paesaggistico, in cui Piero afferma di “sentirsi a casa” e che diventano un ricco patrimonio comune. Nel tratteggiare e percorrere le strade di Peccioli, il nostro Cacciatore incontra, personaggi, uomini e donne che hanno avuto un ruolo importante nella sua vita.
Oltre agli uomini, Cilotti descrive la terra e i suoi frutti: il tartufo, le erbe officinali, con i quali compone ricette dai vecchi sapori, raccontati alla maniera dell’Artusi! Leggere Cilotti significa recuperare un rapporto schietto con la natura, con la caccia e l’ambiente, testimonianza di un mondo tradizionale che non può essere dimenticato. “Quale sarebbe stata la mia vita se Montecchio fosse stato venduto?”- si chiede Cilotti. “Oggi, vicino all’ultimo passo che tutti dobbiamo compiere, sento un nodo di angoscia serrarmi il petto a pensare a quest’evenienza. Avrei perso le ore felici trascorse libero e solo nella natura, non avrei mai sentito l’orgoglio di non dover obbedire e ossequiare un superiore… e non avrei mai avuto la sicurezza di essere sempre stato, come mi raccontava mio nonno -pari ai più alti, inferiore a nessuno”.
Vedi “Un grande bene comune. Le terre di Peccioli nei
racconti di caccia di Piero Cilotti” a cura di Arianna Merlini, Simona Scotti,
illustrazioni di Cristina Monti.