All’indomani dalla Prima Guerra Mondiale, il tradizionale paesaggio agrario conosce dei sussulti. I contadini avanzano le prime rivendicazioni in vista di nuovi patti agrari. In particolare, il nuovo patto migliora le condizioni economiche dei mezzadri, abolisce le “servitù” personali e una serie di prestazioni gratuite a favore del proprietario, abolisce i “patti di fossa” (certi lavori di scasso della terra competevano ai mezzadri), stabilisce la proroga del contratto per tre anni e introduce il principio della giusta causa nelle disdette.
Fin dal 1919 a Peccioli i contadini rivendicavano i loro diritti con grandi manifestazioni, organizzando delle leghe bianche sotto la guida di Ferdinando Pescatori.
Dopo la “normalizzazione” del periodo fascista, le agitazioni riprendono all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. “Anche qui ci organizzammo con la Federmezzadri della CGIL contro la divisione dei prodotti al 50%, contro l’obbligo di portare gli animali da cortile, da 6 a 12 dozzine di uova, a seconda del podere, 2 conigli, 2 capponi e un prosciutto di maiale”, ricorda Eraldo Rocchi, “Si richiede l’abolizione di taluni obblighi, che fosse concessa la pensione ai contadini, una nuova ripartizione dei prodotti al 60%, che fosse portata l’energia elettrica nelle case coloniche. Si formarono nelle aziende più grandi delle Commissioni interne. I proprietari non cedevano alle nostre richieste. Le lotte più dure furono condotte soprattutto nell’azienda più grande, quella dei Fondi Rustici di Peccioli. Decisivo fu allora lo sciopero che intese richiamare l’attenzione di tutti, portando i carri con i buoi per le vie di Peccioli nell’autunno 1948, con una manifestazione finale in piazza del Carmine, dopo varie assemblee al Cinema Teatro Passerotti”.
Diverse le lotte dei braccianti che coinvolsero circa trecento famiglie: “Si lottava per il contratto e per l’occupazione. Le aziende non poterono contare su nessun bracciante. Per quaranta giorni si fece sciopero. Per sopravvivere si raccoglieva grano, farina, fagioli, tutto. Io a quell’epoca avevo due figli e un sacco di farina era di grande sostegno. La stragrande maggioranza dei braccianti stavano in paese o facevano capannelli davanti al Comune o andavano davanti alla Caserma dei Carabinieri, oppure davanti alle aziende agricole.”