Verano, conosciuto anche con il nome di Wrain, latinizzato in Veranus o Uranus (Bariac, … – Arles, 590), è stato un vescovo franco. È stato l’ultimo vescovo conosciuto di Cavaillon per il VI secolo. Dopo di lui non ve ne furono altri per 199 anni. Fu a Fontaine-de Vaucluse che Verano compì il suo primo miracolo, liberando la Sorgue da un orribile drago denominato Couloubre. Un altro miracolo pare legato a considerazioni più utilitaristiche. Nel XII secolo Raimondo IV di Tolosa, marchese di Provenza, prima di partire per la caccia nel Luberon, aveva ordinato a Benedetto, vescovo di Cavaillon, di attenderlo prima di celebrare messa. Egli non lo fece, il che gli valse un calcio nel sedere da parte del marchese, il cui piede “colpevole” divenne immediatamente secco ed il marchese prese a zoppicare vistosamente. Allora questi andò a implorare San Verano a Vaucluse. Per ottenere il perdono del defunto eremita, Raimondo dovette concedere al vescovo Benedetto una serie di privilegi, fra i quali anche la metà del feudo di Vaucluse. Raimondo obbedì e il piede guarì seduta stante. San Verano avrebbe compiuto anche miracoli in Italia: a Roma, Ravenna, Torino, Milano e a Peccioli. Anche il paese toscano di Peccioli è in possesso di una reliquia del santo; è festeggiato la domenica più vicina al 25 ottobre. Durante questa visita si ha notizia di sue fermate a Milano, Ravenna, Albenga, e certamente a Peccioli. La devozione popolare a Peccioli è stata molto alta, motivata da un fatto portentoso, nella tradizione corrente, infatti i Pecciolesi si appellano ad un suo passaggio, da vivo, come pellegrino verso Roma, e prima di celebrarne la gloria dopo morto in cielo, ne ringraziano la potenza taumaturgica in terra, perché con un segno di croce avrebbe liberato istantaneamente i loro padri da una distruttiva e insanabile pestilenza. Un autore descrive così i fatti: “Nel suo avvicinamento alla città etrusca, il futuro vescovo Verano fu attratto da un piccolo borgo raccolto sul crinale collinoso a cavallo fra le valli fiorenti del Roglio e dell’Era. Si chiamava Petiole quel gruppo di povere case, era ancora avvelenato dall’arianesimo e stremato da una grave pestilenza che ne uccideva i miseri abitanti con la stessa spaventevole ferocia di un drago insaziabile. Disponendo le prime tre dita della mano destra come pontefice, Verano tagliò l’aria malsana col segno di croce e Peccioli fu salva. Quello stesso segno portentoso con cui aveva liberato gli ossessi e guarito gli infermi, scacciò per sempre l’eresia e il morbo riducendo il famelico drago in catene, “il drago ammansito” che accompagna sempre il Patrono in tutte le immagini. San Verano morì a Arles nel 590, di peste.
A Peccioli all’interno della chiesa a lui dedicata è
raffigurato San Verano di Cavaillon con il drago ai piedi nell’atto di ricevere
da un angelo il paese di Peccioli.
L’opera è stata eseguita nel 1854 dal pittore fiorentino Andrea Sorbi, padre
del ben più celebre Raffaello (fiorentino, allievo di Antonio Ciseri,
1844-1934), su commissione del preposto Giuseppe Menciassi Lupi, il cui stemma
di famiglia compare in basso.
Nel dipinto l’angelo consegna al santo un modellino del paese, dove è possibile
vedere il campanile prima del rifacimento del Bellincioni! Inoltre nella spilla
che chiude il mantello di San Verano è raffigurato il castello di Peccioli
prima della sua distruzione.
Il dipinto è stato restaurato nel 2009 da Antonio Guarino.
La superficie del dipinto prima del restauro presentava uno strato compatto di
vernice alterata da fumi di candele, cere e olii ossidati. La tela, a causa
dell’umidità, aveva subito una perdita di tensione dal telaio compromettendo la
coesione del colore al supporto.