“Libertario” Sabatini: un piccolo campione perseguitato dalla sfortuna!
Giuseppe Sabatini, ribattezzato
Libertario, nacque a Peccioli il 22 marzo 1915. Il padre fu Alfonso, la madre
Maria Egle, conosciuta da tutti come Lorenza. Libertario fu il primogenito di
nove figli (quattro fratelli e cinque sorelle) e crebbe in una famiglia di
mezzadri, ma all’età di diciassette anni riuscì a mettere insieme con le sue
mani due ruote e un telaio assemblando così una bicicletta da corsa e dette
l’assaggio alle prime vere gare. Ottenne la licenza di corridore e la tessera
dell’Unione Sportiva Raffaele Di Paco di Forcoli, perché all’epoca a Peccioli
non esisteva una squadra ciclistica vera e propria. Tra il 1933 e il 1935
collezionò numerose vittorie nelle gare dilettantistiche toscane (a Perignano,
Pontasserchio, Forcoli, Peccioli, Livorno), sempre sostenuto dai compaesani,
molti dei quali furono disposti ad affrontare anche delle trasferte pur di
incitare il proprio beniamino verso la vittoria. In particolare, degli
avvincenti duelli si svolgevano con l’altro corridore degli anni Trenta Olimpio
Bizzi di Livorno, il campione detto il “Morino”, contro il quale Sabatini vinse
anche la gara che disputò a Peccioli.
Il primo solido risultato
nella sezione dilettanti Sabatini lo ottenne con la Vittoria alla Coppa Olimpia
di Grosseto nel 1935, dove vinse sbaragliando tutti i concorrenti raggiungendo
il traguardo con sei minuti di vantaggio! L’anno successivo, in procinto di
compiere il passaggio nelle file dei professionisti, Libertario fu
obbligatoriamente chiamato a svolgere il servizio militare, proprio mentre si
stava allenando per la Milano-Sanremo. Arrivò il congedo, nel marzo 1937, ma Sabatini
si trovò fuori allenamento, e dovette ricominciare la gavetta da capo. Si
impegnò cogliendo due importanti vittorie tra i dilettanti, ma come si soleva
dire: le corse non riempivano il suo stomaco! Entrò così a lavorare alla Saint
Gobain di Pisa, come operaio, cosa che gli permise di continuare ad allenarsi
nella squadra del Dopolavoro. Libertario riprese con la Milano-Sanremo e il
Giro della Toscana, riservando tutte le sue energie per la corsa delle corse:
il Giro d’Italia.
Il XXVII Giro prese il
via, come di consueto, da Milano il 28 aprile 1939 e il pecciolese Sabatini,
insieme ai campioni Servadei, Crippa, Tamborini, Gentile e Maganzani, doveva
assistere il corridore di punta della squadra, il butese Cesare del Cancia. Ai
vertici della corsa ci fu una sfida a due tra Giovanni Valetti, il vincitore
del Giro 1938 e Gino Bartali, ma lo scalatore di Peccioli aveva deciso di dar
battaglia proprio in quell’ultima tappa…e persino alla radio si parlò del suo
scatto finale!
Lo sfortunato ciclista
Sabatini fu colto da una malattia che lo spense a soli 36 anni, il 12 dicembre
1951. A Peccioli, in suo onore, fu istituita nel 1952 la Coppa Sabatini che si
disputa ogni anno nella cittadina del ciclismo! La corsa si è poi affermata fin
dal 1960 nel calendario ciclistico professionistico internazionale!