Lo stemma che esaminiamo adesso è un blasone di tipo
gentilizio con cartiglio, doppiamente trinciato d’argento e d’azzurro, con un
taglio obliquo e riportante rispettivamente, tre artigli falcati sopra la
trinciatura e tre artigli sotto di essa, con una rosa rossa in capo all’arme. Il
blasone, murato in facciata, comprende anche un cartiglio molto corrotto che
avvolge lo stemma dalla parte sinistra e da quella destra. Nel primo cartiglio possiamo
ancora leggere “ERCULES” e nel secondo “ALMENIS” (capitano,
figlio di Evangelista). Ciò fa identificare in modo certo lo stemma descritto
come quello della famiglia Almeni e lo fa datare al XVI secolo, proprio per la
presenza del nome di questo componente della famiglia. La pietra serena di cui
è costruito è di tipo di Maiano e, presumibilmente essa arriva proprio
dall’ambito fiorentino, o Maiano oppure dalle cave di Gonfolina. Il blasone è
collocato sulla facciata principale del Palazzo Dufour Berte a Peccioli, sulla
Via Carraia, ma spostato sopra un’entrata secondaria, sulla destra rispetto
all’ingresso principale. La famiglia Almeni aveva preceduto i Dufour nella
proprietà di tale antico palazzo. Questa nobile famiglia, originaria di Perugia,
fu ammessa al patriziato per avendo più volte annoverato tra le sue fila, vari
priori della città. Dal XV secolo in poi, un ramo di essa fu trascritta alla
cittadinanza fiorentina nel 1542 nella persona di Evangelista, che fu fratello
di Sforza, il cameriere segreto di Cosimo I de’ Medici e suo coppiere. Entrato
al servizio dei Medici, Sforza fu il più stretto servitore di Cosimo per ventiquattro
anni, ricevendo moltissimi onori come il titolo di Cavaliere di Santo Stefani o
il Palazzo Sforza Almeni, progettato dall’architetto Bartolomeo Ammannati e
confiscato dal granduca alla famiglia Taddei per la sua opposizione al regime,
ancora oggi porta il nome del perugino ed è sede del Museo de’ Medici. Nel 1556
rivelò al principe ereditario, Francesco, la relazione del padre Cosimo con la
giovane Eleonora degli Albizi, e per questo pagò con la propria vita, venendo
assassinato da Cosimo, di propria mano, in Palazzo Vecchio. La famiglia deli
Almeni si divise in due linee, giunte entrambe al riordinamento nobiliare
Lorenese, alle quali fu riconosciuto il patriziato fiorentino nel 1751. La
famiglia si esaurisce nel 1764. Questa, in sintesi, la storia della famiglia Almeni,
che si è intrecciata con quella di Peccioli fin dal XVI secolo. Lo stemma
testimonia l’insediamento di questa famiglia nel nostro territorio e forse
anche la costruzione o per lo meno la ristrutturazione del bellissimo edificio
di via Carraia, che oggi sta assumendo un nuovo splendore.